
Mettendo il naso fuori dall’Italia diverse volte nell’ultimo decennio per pescare in acque internazionali trote e temoli, mi sono reso conto di quanto la particolare conformazione dei nostri corsi d’acqua peninsulari influenzi anche il modo di pescare e l’attrezzatura che si utilizza. Probabilmente non serve nemmeno avere la necessità di uscire dal Belpaese per capirlo, ma trovarsi in Montana (USA) ad esempio e dover girare 3-4 Fly Shop per trovare una coda DT3 perché poco utilizzata da quelle parti ti fa riflettere ancor di più su quanto detto. Le varie scuole di lancio italiane (evito di citarne i nomi per non fare torto a nessuno) hanno spesso come punto base l’utilizzo di canne corte ad azione rapida; questo nasce proprio dal tipo di corsi d’acqua che abbiamo soprattutto nell’Italia appenninica. Acque rapide, torrenti infrascati e ambienti stretti, questo richiede lunghezza contenuta dell’attrezzatura e velocità di punta per entrare meglio con la mosca negli hot spot.
Personalmente pescare in caccia o a ninfa in mancanza di bollate mi dà lo stesso gusto, ma so perfettamente quanti estimatori abbia la pesca a secca alla ricerca di pesci disposti a salire. Per questo motivo soprattutto a fine stagione mi diletto a scendere sul fiume pescando con mosche più o meno voluminose ed a far volteggiare l’imitazione molto più di quanto lo consenta la pesca a ninfa. La Vision Nite 7’ #4 è stata la mia compagna di viaggio negli ultimi giorni estivi, quando i livelli bassi e la marcata presenza di insetti durante la giornata mi consentivano agevolmente di trovare qualche pesce disposto a salire fragorosamente sulle mie imitazioni. L’ho abbinata ad un mulinello Rulla con coda DT3 e la scelta non è stata assolutamente casuale; in primis il suo peso bilancia perfettamente l’azione della canna, dandomi equilibrio in fase di volteggio e non affaticando il pedone della canna.
La coda evidentemente sottodimensionata aumenta inoltre la rapidità del lancio, consentendo di entrare fra arbusti e correnti in maniera precisa e veloce con pochi falsi lanci. Purtroppo a volte pescando in corsi d’acqua con pesci over size mi è capitato di pagare la leva corta dell’attrezzo perdendo anche catture di rilievo; non credo sia solo colpa della mancanza d’ elasticità che comunque una canna di 7’ft. offre, ma anche di una mia imperizia nel manovrare pesci di una certa mole con questa attrezzatura. Sarei uno stolto nel credere che sia la canna la responsabile di rotture del finale, molto più probabile che abituato a canne ben più lunghe con una leva elastica più marcata non abbia saputo gestire pesci di taglia notevole nella maniera corretta. Il mea culpa è quindi d’obbligo e probabilmente l’amarezza che traspare dalle mie parole è figlia di una delusione ancora fresca nei miei ricordi ripensando a determinate situazioni in pesca gestibili diversamente, ma come si suol dire: a volte si vince, a volte semplicemente si impara!
Ho sempre voluto adattarmi alle condizioni che il fiume mi metteva davanti, a volte però l’innegabile fascino della pesca in caccia prende il sopravvento ed anche in assenza di attività superficiale scelgo di lanciare una secca per tentare la sorte. Non avevo mai posseduto una 7’ quindi ero molto curioso nel provare in pesca qualcosa di simile e devo dire che ne sono rimasto piacevolmente soddisfatto…al punto che ho deciso di abbinare anche un finale a nodi alla DT3, proprio in pieno stile vintage. Oggi come oggi in Italia i pescatori a mosca si possono secondo me dividere in due categorie: quelli old style amanti del classico, del lancio e della mosca secca e quelli di prospettiva “agonistica”, che montano la secca solo in fase di bollata e che preferiscono la cattura fine a se stessa senza problemi legati al come si effettua. Avrei difficoltà ad inserirmi in una di queste categorie personalmente, perché pur non amando “pescare l’acqua” (quindi ostinarmi con la secca se non vi sono le condizioni) e usando spesso la ninfa, a volte preferisco privarmi di qualche cattura in più e dedicarmi alla pesca in superficie per il solo gusto di farlo. Ciò che invece mi sento di dire è che la Vision Nite che utilizzo non è di sicuro un attrezzo per chi non ama pescare a secca, montarci una ninfa è quasi follia e per quanto nella pesca tutto sia possibile, cercare di pescare a ninfa con questa canna è come mangiare un piatto di spaghetti con il cucchiaio… Ecco gli spaghetti. Un po’ il simbolo dell’Italia all’estero, tutti ci conoscono e provano ad imitarci per gli spaghetti con la salsa, soprattutto gli americani. Le canne corte ad azione rapida sono un qualcosa che anche se non marcatamente italiano sicuramente ci rappresentano molto, fra scuole di lancio e integralisti della pesca a mosca secca, per questo a volte abbiamo il DOVERE morale di tornare un po’ alle origini…un po’ per il lancio, un po’ per il fascino innegabile che ha questo stile, un po’ anche per preservare la nostra tradizione peninsulare.
I 4 pezzi da cui è composta la Nite 7’ #4 la rendono estremamente comoda da trasportare anche durante escursioni e passeggiate in montagna; aggiungendo una scatola di mosche e un mulinello come il Rulla la nostra passeggiata assumerà anche aspetti interessanti combinando pesca e trekking per gli amanti del genere.
Quindi che siate “secchisti” o amanti del tungsteno ogni tanto un tuffo nel cosiddetto ”Italian Style” fatelo, perché è bello catturare e magari anche di taglia (non che non sia possibile anche così ovviamente…) ma il fascino di una bollata e magari di un bel pesce combattuto con un attrezzo di lunghezza contenuta ha sempre il suo perché…