
L’apertura della pesca alla trota rappresenta un po’ il momento più atteso per gli amanti della pesca dei salmonidi. I calendari ittici delle varie provincie (per quelle che ancora esistono…) spostano a seconda di parametri, non sempre chiarissimi peraltro, la data d’inizio attività che tuttavia in gran parte d’Italia coincide con l’ultima domenica di febbraio. Anche per noi pescatori a mosca, se vogliamo, il momento di rimettere i waders e scendere al fiume ci sveglia dai torpori invernali, perché ci consente di alzarci da quella sedia in penombra dove abbiamo svernato costruendo le nostre imitazioni lustrando l’attrezzatura nell’attesa del giorno tanto atteso. La situazione che ci si presenta dinanzi è quella di fiumi freddi, magari sporcati da qualche nevicata o dalle immancabili piogge del periodo, situazione che si protrarrà anche nelle settimane successive all’apertura.
Al momento di preparare le nostre uscite di questo ne dobbiamo quindi tenere conto e personalmente opto per un tipo di attrezzatura che rispecchi il dettame della versatilità per poter abbinare il piacere di un ritorno sui fiumi a qualche cattura. Quello che dovremmo cercare di ottenere è il giusto compromesso fra una pesca coinvolgente a livello emotivo (come può esserlo la pesca a secca) ed una più pratica che ci consenta di portare a guadino qualche cattura anche in condizioni estreme, il che non guasta mai. Il piacere di pescare a mosca secca è innegabile, come lo è il fatto che soprattutto nelle prime settimane l’attività in superficie delle trote avrà molte variabili difficilmente pronosticabili. Le schiuse possono essere copiose o meno (non ai livelli della stagione avanzata ovviamente) e le condizioni dell’acqua soprattutto sono una costante da tenere presente. Durante le ore centrali della giornata magari assisteremo a qualche timida bollata o magari no…imprevedibile.
Per quanto passeggiare su un fiume possa essere piacevole, immersi in un contesto naturalistico che ci dona la pace interiore, penso che alla fine tutti andiamo a pesca con la speranza di catturare qualche pesce. E’ quindi necessario se vogliamo questo ricorrere anche all’uso della ninfa che ci consentirà di stanare i pesci più restii a salire in superficie bypassando il problema di schiuse e condizioni difficili dei fiumi.Prima di essere un pescatore a mosca ho praticato molte le altre tecniche da ragazzo e ciò che mi è rimasta dentro è la convinzione che siamo sempre noi a doverci adattare al fiume e non viceversa. Sembra una cosa ovvia, quasi una banalità, ma frequentando diversi ambienti e club mi sono reso conto che non sempre è così. Insistere con la ninfa quando i pesci sono a galla e di contro con la secca se non bollano ci limita non di poco; ovviamente nulla preclude qualche cattura in queste circostanze, ma perché limitarci per il solo gusto di insistere con la tecnica sbagliata? Certo veder salire una trota sulla secca è un’emozione clamorosa, che solo chi l’ha provata può capirlo…ma credo che in alcune circostanze stanare una trota difficile a ninfa possa stimolare altrettanto i nostri sensi.
Sulla base di questo l’opzione migliore è quella di scegliere un set up che ci consenta agevolmente di passare dalla secca alla ninfa e viceversa con estrema semplicità. Personalmente adempio questo compito ricorrendo alla Vision Nite Catapult 10’ #3-4, attrezzo abbastanza lungo ma che comunque mi garantisce il lancio della secca senza particolari difficoltà nonostante la leva non ottimale per farlo. Ovviamente vale quanto detto parlando tempo fa della Mag: si tratta di un sistema di adattamento non essendo nata per pescare a secca nei nostri fiumi.
Frequentando soprattutto corsi d’acqua appenninici riesco comunque a divincolarmi egregiamente lanciando la secca anche in ambienti angusti e sotto le piante, nonostante le evidenti difficoltà di manovrabilità che comporta una canna di questa lunghezza in certi ambienti.
Durante la stagione avanzata spesso ricorro all’uso di una coda DT000 per pescare a ninfa, ma in questo caso proprio in nome della versatilità è meglio ricorrere ad una coda 3 e ad un finale riconducibile ad un czech leader da high stick. La scelta di una coda maggiore rispetto alla solita da ninfa è dovuta principalmente a due fattori: la necessità di supportare ninfe potenzialmente dal peso maggiore per contrastare le correnti abbondanti e restare in pesca anche in condizioni difficili e la possibilità di lanciare una secca cosa altrimenti quasi proibitiva (specie su medie distanze) con una DT000. Nella mia reel case proprio per questo ho sempre con me due mulinelli Rulla imbobinati rispettivamente con una triplo zero ed una coda 3 in maniera tale da avere sempre ciò che mi occorre al seguito.
Il finale di conseguenza è realizzato nel nome della scelta ibrida. Circa due metri di “potenza” (diametro 0,40mm circa), uno strike di circa 25cm del diametro di 0,28mm e un tip collegato al segnalatore di lunghezza variabile in base al fiume, con un diametro di 0,14-0,16mm. Si tratta di una montatura che ai più farà storcere il naso e di sicuro non aiuta la precisione in maniera assoluta. La cosa sulla quale garantisco personalmente è l’assoluta efficacia nel passare dalla secca alla ninfa agevolmente semplicemente cambiando la mosca legata al finale. Non solo: se utilizziamo un doppio bracciolo per la ninfa possiamo utilizzare la stessa montatura montando il dropper, con la secca nel bracciolo corto e la ninfa su quello lungo, ovviamente regolando la lunghezza in base all’acqua. Si tratta di soluzioni assolutamente “impure” e non adatte ad una pesca specifica (solo ninfa, solo secca etc) ma si tratta di un espediente che ci consente di alternare durante le nostre uscite la pesca in superficie a quella in profondità. Ho passato anni a cercare il giusto mix tra versatilità ed efficacia e questo che propongo (adattato al fiume per il tip) è quello che maggiormente mi soddisfa e mi rende più semplice l’azione di pesca.
Quando la stagione inizia le condizioni del fiume sono variabili, così come l’attività delle trote e le schiuse sono incostanti, l’unica soluzione che abbiamo per portare a casa una buona uscita è essere versatili…per utilizzare un termine moderno dobbiamo essere pescatori “multitasking”! Spero che con questo mio articolo ho fornito ad altri appassionati lo spunto per affrontare con un nuovo spirito le prime settimane della nuova stagione di pesca ai salmonidi risolvendo magari situazioni complicate e semplificando la vita sul fiume.