
Lo ammetto: ho un debole per la pesca in dropper. Quando le condizioni la consentono, quando il fiume ha determinate caratteristiche ricorro a questa tecnica spesso e volentieri. Uno dei fiumi a me più cari, forse quello a cui devo di più tecnicamente e affettivamente, come molti ben sanno è il Volturno che in molti tratti si presta alla grande a questa soluzione tecnica.
Il dropper di cui parlo è realizzato con una secca relativamente voluminosa alla quale è collegata una ninfa non eccessivamente pesante. Gli americani spesso ricorrono a questa soluzione, ma ciò che cambia è la dimensione e tipologia delle imitazioni che nel caso del Volturno devono essere imitative al punto giusto. Inutile quindi chernobyl ant o super formiconi che spesso vengono usati in queste occasioni, meglio una bella march brown, una klinkhamer o una Ecdyonuride parachute ben vestite per sorreggere il peso della ninfa. A dire il vero mi sono ritrovato in alcune circostanze in cui anche mosche in foam voluminose mi hanno regalato soddisfazioni come sul Sesia e sul Sangro per citare due fiumi in cui soprattutto le aggressive iridee non disdegnano un boccone generoso, ma non è di sicuro il caso del Volturno.
La montatura che scelgo è semplice:
Conico da 9’ allungato con un tip di circa 60 cm (diametro variabile in base alle circostanze) al quale collego la prima mosca di superficie. A questa vado poi a collegare la ninfa con una distanza variabile dalla prima in base alla profondità e velocità del corso d’acqua; in realtà a volte monto anche un bracciolo (in stile dropper nymph puro) legando la secca come prima mosca e la ninfa di punta. Il problema di questa soluzione è che non mi consente di regolare la distanza tra le due mosche in maniera comoda, dovendo rifare il finale ad ogni nuovo cambio di situazione. Tornando al terminale a cui ricorro spesso la domanda alla quale mi trovo a dover rispondere in svariate occasioni è come lego la ninfa alla secca e se la tenuta è ottimale in fase di recupero del pesce. Esistono due modi molto diffusi per collegare il drop secca-ninfa: il primo consiste nel legare il filo direttamente al gambo dell’amo, mentre il secondo nello stesso occhiello dove passa il filo della prima mosca.
In realtà non si ottiene esattamente la stessa azione in pesca indipendentemente dalla posizione; quest’ultima influenza il movimento della ninfa rendendolo più o meno perpendicolare rispetto alla secca. Tuttavia con un po’ di esperienza si capirà quando ricorrere ad una montatura piuttosto che ad un’altra adattandosi al corso d’acqua che abbiamo difronte.
Attrezzatura adeguata
Trattandosi di una pesca “non leggera” dovendo lanciare sia una secca che una ninfa e dovendo poi controllare un tip tendenzialmente sbilanciato dai due artificiali bisogna innanzitutto rallentare lo shooting e allargare il loop in fase di lancio per evitare parrucche. Secondo poi è necessario ricorrere ad una attrezzatura adeguata, con canna 9’ e almeno una coda 4, spesso anche 5 a seconda delle circostanze; ricordo che i miei riferimenti sono per la pesca in condizioni generiche soprattutto su acque italiane ma ogni fiume ha la sua attrezzatura ideale così come ogni artificiale il suo peso nel lancio.
Quando presi in mano la prima volta qualche tempo fa la nuovissima Vision Tane 9’ #5 il mio primo pensiero è stato subito provarla in dropper e onestamente fu amore a prima vista. Sensibile, leggera col giusto nervo non molla ma nemmeno rigida ha immediatamente catturato la mia attenzione e come ho avuto occasione e le circostanze me lo hanno consentito l’ho testata più volte. Semplicemente sublime. Il suo movimento armonioso e la buona riserva di energia in fase di lancio senza forzare lo shooting mi hanno confermato le sensazioni ottime avute in principio. L’ho personalmente abbinata ad un mulinello GT o ad un mulinello Deep a seconda delle circostanze e mi è capitato anche di usarla con coda 4 e devo dire che se la cava egregiamente anche con coda sottodimensionata.
La pesca in dropper è molto affascinante e vedere all’improvviso sparire la secca per un mangiata sulla ninfa, piuttosto che una bollata direttamente sulla secca stessa è davvero emozionante. Uno degli espedienti migliori che ho testato per evitare problemi dovuti a fondali e incagli vari è utilizzare un tip di misura inferiore tra secca e ninfa rispetto a quello della secca al conico. Ad esempio: se il tip conico-secca è dello 0,14 la ninfa la lego con uno 0,12 in maniera tale che se dovessi agganciare il fondo o un ostacolo evito di perdere tutte e due le mosche e dover rifare tutto poiché cederà tendenzialmente prima il più sottile. Chiaramente questo comporta una necessaria attenzione soprattutto in fase di recupero di un pesce con la ninfa.
Per chiunque volesse cimentarsi con questa tecnica mi sento ancora di dare due consigli: il primo è di verificare se nel corso d’acqua dove ci si reca a pescare è ammesso l’uso della seconda mosca dato che in alcune riserve (nel caso vi troviate in una di esse) questo è precluso, meglio informarsi per evitare sanzioni o figure misere in generale. Il secondo consiglio riguarda l’approccio, che a mio modesto avviso deve essere sempre di circa 45° rispetto al fiume a salire; ciò consente un migliore controllo della coda e ci garantisce un contatto diretto sempre con gli artificiali in caso di strike.
Concludo con una nota di colore…come ho ricevuto la Vision Tane ho sentito il desiderio di provare la resistenza in fase di combattimento ed il comportamento con pesci che la mettessero a dura prova. Dato anche il periodo di fermo biologico della pesca ai salmonidi quale miglior avversario della potente carpa quindi? I risultati sono stati più che soddisfacenti: la canna grazie alla sua riserva di energia ha saputo tener fronte alle fughe del potente ciprinide evitando la rottura del finale anche durante le ripartenze improvvise oltre che lanciare le imitazioni senza alcun problema anche con uno strike montato sul finale.
La fascia di prezzo della Tane è tutt’altro che improponibile e trovare sul mercato un attrezzo con questo rapporto qualità/prezzo è davvero difficile. Ancora una volta Vision ha rispettato la caratteristica che contraddistingue molti suoi prodotti ovvero estetica, qualità e costi contenuti, pur non essendo nella fascia economica “entry level” come ad esempio la Vipu (per citarne una). L’innovativo sughero della Tane atto a bilanciarne l’azione (più largo all’attaccatura della canna) dimostra come ogni singolo dettaglio non sia stato lasciato al caso. Quindi cosa aspettate a provare una Tane? Che sia in dropper o a secca o (perché no, in alcune condizioni) a ninfa non vi deluderà come ha fatto con me.