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Spinning al Tonno, l’artificiale vincente!

Spinning al Tonno, l’artificiale vincente!

da Diego Bedetti / lunedì, 06 Aprile 2020 / Pubblicato il Blog
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Negli ultimi anni ho dedicato molte giornate alla pesca in mare e nello specifico, allo spinning d’altura.

Il centro Adriatico ed in particolare lo specchio d’acqua antistante la costa Anconetana  sono le zone su cui mi concentro per gran parte del tempo.

Nella tecnica dello spinning al tonno svariate sono le specie ittiche che si possono insidiare, e molto varia  sarà la loro taglia, quindi altrettanto varie saranno le attrezzature, i diametri di lenza e le dimensioni delle esche che andremo ad utilizzare.

Lo  Spinning al tonno rosso è sicuramente la tecnica che prediligo nella pesca d’altura. Una cosa che ho notato soprattutto nella zona che frequento, è che il periodo in cui è possibile  praticare questa tipologia di pesca,  è in continuo  ampliamento  anno dopo anno, stagione dopo stagione.

Questo allargamento  del periodo di pesca,  forse generato  dal surriscaldamento delle acque o dal concentramento del pesce foraggio su determinate zone, mi ha permesso di dedicarmi  per svariati mesi dell’anno a questa tecnica di pesca a spinning al tonno e quindi di fare molti  test su canne, attrezzature ed artificiali.

Spinning al tonno

Alcune riflessioni sugli artificiali

 Proprio sull’argomento artificiali vorrei concentrare alcune mie riflessioni.

Molto spesso amici e conoscenti mi contattano chiedendomi quale esca artificiale, secondo la mia esperienza,  possa essere quella vincente per lo spinning al tonno.

In realtà da pescatore non posso che dare una semplice risposta: “l’artificiale che in ogni occasione risulta catturante, purtroppo o per fortuna non esiste”.

Molte  sono le variabili che influiscono sulla scelta della nostra esca artificiale per lo spinning al tonno, primo fra tutte la loro dimensione.

Premetto  che ogni giornata di pesca è a se e quindi  quelle che farò sono solo personali considerazioni.

Sono certo che tra le cose che ognuno di noi tende a fare normalmente una volta terminata la mangianza ci sia quella di osservare sotto l’imbarcazione se si riescono a intravedere piccoli pesciolini o scaglie di taglia  residue,  per capire quale sia il tipo di foraggio di cui si stavano cibando i tonni, usando poi  questa informazione per scegliere  se  armare un piccolo o un grosso stick piuttosto che un piccolo jig o un popper.

Personalmente lo faccio da sempre, e questo  mi ha portato a fare alcune considerazioni.

Qualquadra non cosa

Normalmente e, sottolineo, nella mia zona, il foraggio di cui si cibano i tonni è costituito da sarda, alici o avannotti nel periodo che va da fine marzo a inizio maggio, mentre nei mesi di settembre e ottobre si cibano principalmente di pesci di taglia come grosse alacce, tombarelli , lampughe di branco e aguglie.

Questa differenza di taglia di foraggio, mi ha portato nel tempo a scegliere esche più  piccole per lo spinning al tonno nei mesi primaverili e farlo invece con esche più  grandi nel periodo autunnale.

Fin qui tutto logico, ma come anticipato la pesca non ha delle regole scritte infatti tra le cose che ho notato nelle mie giornate di pesca c’era il fatto che spesso i tonni non seguivano questa semplice teoria.

Come prima cosa ho notato che sia nel periodo primaverile che in quello estivo/autunnale, i tonni attaccavano sulle esche siliconiche a forma di anguilla , come le Crazy Sand Eel X Strong, e la cosa mi era risultata alquanto anomala, visto che non assomigliano minimamente ai piccoli avannotti primaverili, mentre possono assomigliare di più ad un’aguglia, una specie che però nella mia zona è presente solo nel periodo estivo/autunnale. (Guarda la video recensione)

Un’altra situazione anomala

Un’altra situazione anomala che non rispecchiava la mia teoria legata alla dimensione dell’esca la notai  nel mese di aprile di alcuni anni fa, quando in una di quelle giornate annuvolate e piovose, con pesci isolati, lenti e apatici non riuscivo a fare allamate.  Decisi  allora contro ogni logica di fare un lancio con un popper Smith A Cup di generose dimensioni e come per magia un tonno risalì dal basso per attaccare la mia esca. Ricordo anche che in quella battuta di pesca seguirono altre allamate e attacchi sempre sul popper.

Anche in questo caso,il  popper che poteva essere scambiato per un grosso pesce in difficoltà, si discostava di molto dai piccoli avannotti che rappresentavano il cibo dei tonni in quel preciso momento.

Potrei portare altre decine di esempi di questo tipo ma voglio passare direttamente alla mia conclusione.

Molto spesso proporre ai tonni un’esca che si avvicini il più possibile al foraggio su cui si stanno cibando ci permette di convincerli all’attacco, ma è altrettanto importante avere una ricca cassetta degli artificiali: questo ci permetterà di avere  il nostro asso nella manica, da giocarci nelle giornate in cui i pesci sembrano disinteressati alle nostre esche.

Avere con noi l’artificiale che per volume, forma e colore possa essere il più  visibile e “fastidioso” possibile, potrà dare in certe situazioni la svolta decisiva alla nostra battuta di pesca , poiché  spesso i tonni attaccano perché incuriositi e perché la loro attenzione è stata attratta da quella cosa insolita come un grosso pesce in mezzo a un branco di pesciolini piccoli.

L’artificiale Smith UnderBird II

Parlando di esche voluminose, recentemente ho avuto modo di testare un Hard Bait molto interessante, prodotto da casa Smith e dal nome alquanto singolare: UnderBird II.

spinning al tonno

UnderBird è uno stick popper  con un corpo davvero importante.

Lungo 215 mm e del peso di 125 Gr  (armato con 2 ancorette ).

La sua forma particolare, un corpo  rotondeggiante e allungato, una parte anteriore molto scavata, permettono al pescatore di scegliere se utilizzare questo artificiale come popper, quindi sul pelo della superficie dell’acqua, o come stick, quindi completamente immerso.

Imprimendo una Jerkata lunga e lenta, l’artificiale compie un’oscillazione laterale accentuata senza ruotare: un movimento molto attraente per il pasce che il più delle volte lo attacca senza indugiare, me lo ha confermato il fatto che la maggior parte dei lanci fatti a dovere hanno portato allo strike.

Recuperando invece l’artificiale a canna alta e in modo più energico, UnderBird , grazie alla sua parte anteriore incavata e rotondeggiante, riesce a raccogliere acqua sparandola in avanti ad ogni nostra jerkata, comportandosi come un popper .

spinning al tonno

Molto vasta è la gamma di colori con cui questo artificiale viene prodotto anche se al momento in Italia si è deciso di importare  3 di questi , quelli con cui siamo riusciti a fare più  catture:

  • Col.02 – Lampuga
  • Col.04 – Sardina
  • Col.07 – Pink

Tra le caratteristiche che contraddistinguono questa esca artificiale, c’è anche quella di avere in pancia ben 3 occhielli, cosa che da la possibilità al pescatore di decidere se armare l’artificiale con 3 ami/ancorette o se utilizzare l’occhiello centrale come possibile connessione ad un piombo zavorra.

Personalmente  nelle prove fatte fin ora, ho utilizzato UnderBird armato con due grossi ami o con due ancorette di conseguenza ho riscontrato che  in entrambi i casi l’azione dell’artificiale rimane invariata.

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Su Diego Bedetti

classe 1976, pratica la pesca sin dalla giovane età. Inizia con l’agonismo nelle acque interne, per poi passare a quello in mare, spostando il suo interesse a tecniche come la traina, lo spinning, e il drifting. Ha partecipato a diverse competizioni conseguendo sempre ottimi risultati. Collabora con alcune riviste del settore, volgendo l’attenzione in particolar modo alle nuove tecniche emergenti come Inchiku e spinning al tonno rosso. Da alcuni anni è incaricato dalla Old Captain come Pro Staff per alcuni dei marchi che distribuisce: Smith per lo spinning e Fin-Nor per la traina e il drifting. Diego è costantemente impegnato nella realizzazione di nuovi progetti su canne e varie attrezzature, e nei test per rendere sempre più affidabili i prodotti che verranno poi immessi sul mercato.

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